L’Iliade: un viaggio oltre la guerra e la forza

L’Iliade, comunemente riconosciuta come un’epopea di guerra e di eroismo, nasconde al suo interno una narrazione più ampia e variegata, che tocca temi profondi e intimi, lontani dal fragore dei campi di battaglia. In questo articolo scopriamo come il poema di Omero sia un tessuto intricato di emozioni umane, passioni e influenze femminili che guidano il corso degli eventi.

 

La Guerra di Troia: un palcoscenico per le donne

Al centro della trama dell’Iliade, si trova la Guerra di Troia, scatenata dal rapimento di Elena, regina di Sparta. Questo atto non solo dà il via al conflitto, ma pone una donna come motore iniziale dell’intera narrazione. Achille, l’eroe semidivino, si trova al centro della storia, ma è la sua rabbia per la perdita di Briseide, sua prigioniera di guerra, a guidare molti dei suoi atti.

Ancora una volta, una figura femminile diventa il fulcro di momenti cruciali.

 

Un Mosaico di Emozioni e Riflessioni

Lontano dall’essere una semplice cronaca di battaglie e vittorie, l’Iliade si rivela un’opera ricca di riflessioni sulle passioni umane e sulla complessità delle relazioni. Le figure femminili emergono come vere motrici di azioni e decisioni, influenzando il corso della storia, con la loro forza e autenticità.

 

Andromaca: Il Cuore Straziante della Guerra

Moglie di Ettore, principe troiano, Andromaca è protagonista di uno dei passi più toccanti del poema. Siamo nel sesto canto dell’Iliade quando Andromaca prende la parola con un monologo che offre uno sguardo lucido e insieme straziante delle conseguenze personali e familiari della guerra – di dolorosa attualità -.

Andromaca è una donna forte, è una moglie preoccupata per il destino del marito, è madre che soffre per il figlio piccolo, Astianatte, privato di un’infanzia serena, ma più di tutto è donna che presagisce il suo futuro di schiava, la violenza fisica che subirà, le umiliazioni. Il suo è il lamento di tutte le donne che vivono una guerra, in ogni epoca e luogo.

È nel VI canto che possiamo vedere uno dei rari momenti di tenerezza familiare da parte di un eroe: sotto le mura di Troia, prima di affrontare la battaglia, Ettore saluta il piccolo Astianatte e per non spaventarlo si toglie l’elmo e mostra il suo volto di padre. In quel momento, all’interno di un poema di guerra, vediamo una scena intima e, per almeno un attimo, di equilibrio tra le parti. Ci sono un padre e una madre che sorridono del loro bambino che non riconosce il padre per via dell’elmo.

 

“Così disse Ettore e verso il figlio tese le braccia. Ma si piegò il bambino contro il petto della bella nutrice, gridando impaurito alla vista del padre, atterrito dal bronzo, dal pennacchio dell’elmo che sulla cima vedeva ondeggiare, tremendo.

Sorrisero entrambi il padre e la madre; ed Ettore glorioso si tolse dal capo l’elmo splendente deponendolo a terra; poi prese tra le braccia il figlio, lo baciò e a Zeus e a tutti gli altri dei rivolse questa preghiera…”

Canto VI, vv 466 -475

 

Andromaca, figura di forza, amore e presagio, incarna il lamento di tutte le donne che vivono la guerra.

Quando si rivolge a Ettore, Andromaca elenca le sofferenze che la guerra le ha già inflitto, la perdita di tutta la sua famiglia d’origine e la solitudine. Si spinge anche a dare suggerimenti su come Ettore dovrebbe condurre la battaglia e lo implora di non lasciare lei vedova e il figlio orfano. Il suo destino sarebbe quello di schiava, violentata e sottomessa dai nemici.

Questo spazio dato alla voce di Andromaca resta di struggente attualità.

 

Elena: bellezza e complessità

La figura di Elena nell’Iliade non è solo quella di una donna di straordinaria bellezza, ma anche una figura complessa che si trova al centro di una serie di eventi tragici.

Elena, nonostante sia spesso vista come l’oggetto di desiderio degli uomini, non è una figura passiva. La sua presenza è accompagnata dalla sua voce e dalle sue riflessioni sulla guerra, sulla tragedia e sulle conseguenze dei suoi legami con gli uomini coinvolti nel conflitto.

Elena è un personaggio che vive un conflitto interiore manifestato attraverso momenti di rimorso e tristezza. Ha il coraggio di abbandonarsi alla passione per Paride, ma nello stesso tempo si interroga sulle conseguenze che questa scelta provoca, abita il conflitto, lo vive.

Nei momenti di dialogo con altre donne, come la regina Ecuba, emerge la solidarietà e la comprensione reciproca tra figure femminili durante la guerra. Questi momenti mostrano una prospettiva più ampia sulla condizione delle donne nell’Iliade.

Elena, esprimendo rimorso e riflessioni sulla guerra, emerge non solo come oggetto del desiderio, ma come un personaggio che vive e soffre il conflitto.

La sua figura rappresenta un intreccio di bellezza, tragedia, responsabilità e riflessione. Il personaggio di Elena ci offre così uno sguardo complesso sulla condizione umana e sulle dinamiche di potere e desiderio presenti nell’epica di Omero.

 

 

Cassandra: La Voce Inascoltata delle donne

Cassandra è una figura femminile di notevole importanza nell’Iliade. È dotata del dono della profezia da Apollo, ma con una tragica ironia, è anche condannata a non essere creduta da nessuno. Questo elemento la rende una figura profetica e allo stesso tempo emblema di frustrazione e impotenza, in quanto non può impedire gli eventi futuri.

Cassandra profetizza la caduta di Troia e avverte del Cavallo di Troia, ma le sue parole non vengono ascoltate. La sua voce profetica, quindi, contribuisce a sottolineare la cecità e la sciocchezza degli uomini di fronte al destino inevitabile.

Fatta schiava da Agamennone, dopo la conquista di Troia, svelerà il destino di morte che attende l’eroe al suo ritorno a casa, ma la sua voce profetica continuerà a essere ignorata.

Cassandra rappresenta l’ingiustizia di tutte le voci femminili dotate di una conoscenza preziosa, ignorate e relegate al silenzio.

 

Achille l’eroe non binario

Inseriamo tra le figure femminili più rappresentative dell’Iliade anche Achille, eroe divino e vulnerabile, passionale e capriccioso. La sua caratterizzazione complessa sfugge alla tradizionale rappresentazione di eroi puramente guerrieri, introducendo elementi che sfidano le convenzioni dell’epoca.

Mezzo sangue divino: Achille, figlio di Peleo (eroe greco) e Teti (dea marina), possiede un’ascendenza divina che lo rende eccezionalmente forte e invulnerabile, a eccezione del tallone. Questa combinazione di sangue divino e umano contribuisce alla sua natura unica.

Forza eroica e coraggio: Achille è l’incarnazione dell’eroismo greco, con una forza fisica e un coraggio straordinari che lo distinguono in battaglia. La sua presenza in campo di guerra è potente, e la sua sete di gloria è evidente nel desiderio di essere ricordato come un eroe immortale.

Passione e sbalzi d’umore: la passione di Achille è un elemento chiave della sua caratterizzazione. Achille smette di combattere perché Agamennone gli ha sottratto Briseide, la schiava di guerra. La sua risposta intensa alle situazioni, sia in amore che in guerra, aggiunge una profondità emotiva alla sua figura. Gli sbalzi d’umore, dalla rabbia alla tristezza, lo rendono umano e comprensibile.

Vulnerabilità emotiva: la vera vulnerabilità di Achille non è nel tallone, ma emerge attraverso il suo legame con Patroclo. La morte di Patroclo scatena un dolore così profondo che Achille si ritira dal combattimento e piange la sua perdita per un tempo lunghissimo. In quel momento, la guerra per lui scompare, il dolore fa emergere la sua fragilità e umanità.

Amore per Patroclo: la relazione tra Achille e Patroclo è un elemento unico nell’Iliade. L’amore profondo e la sofferenza di Achille dopo la morte di Patroclo aggiungono un livello di complessità e umanità alla sua figura, sfidando le norme tradizionali dell’epica eroica.

 

“Lì, Achille pianse, ricordando il suo caro amico,

e il lamento si levava intorno a lui.”

Canto XVIII

 

Dopo la morte dell’amico Patroclo, Achille è sopraffatto dal dolore. Il suo lamento va ben oltre la perdita di un compagno d’armi, rivelando un legame emotivo profondo e una vulnerabilità sorprendente per un eroe della sua statura.

 

“Così parlarono, e Priamo, re di Troia,

prese la mano di Achille supplicando per suo figlio,

e Achille pianse, ricordando suo padre e Patroclo.”

Canto XXIV

 

Forse uno dei momenti più toccanti dell’intera epopea è quando Achille accoglie Priamo, re di Troia e padre del suo acerrimo nemico Ettore, il quale viene a supplicare per il corpo del figlio. Achille dimostra una grande compassione, ascoltando le suppliche del vecchio re e riconoscendosi nel suo dolore. La sua decisione di restituire il corpo di Ettore a Priamo per una degna sepoltura mostra un lato sorprendentemente tenero e comprensivo del suo carattere, lontano dall’immagine dell’eroe assetato di sangue.

Achille, con la sua bellezza straordinaria e la sua complessità emotiva, si distingue come un personaggio sfaccettato, unico nell’Iliade che si avvicina più alla complessità descrittiva delle figure femminili.

Lascia un commento